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												 Pù che una semplice torre, è un vasto complesso a forma di castelletto, dotato, nella pianta, di quattro locali (due lasciati di proposito a cielo aperto fin dall'origine)
												accanto ai quali sorge la torre ottagonale a cinque piani, sui resti di un basamento cilindrico - la finta rovina appunto - ove si apre una finestra ad arco a sesto acuto. 
												L'itinerario sotterraneo di circa 250 metri è ben articolato in un alternanza di caverne, antri (uno dei quali dotato di
												un laghetto artificiale), gallerie, cunicoli, etc., e sbocca all'aperto, ove si snoda in un continuo e suggestivo
												saliscendi attraverso percorsi romantici, contraddistinti, da viali, gradinate, ponticelli, fino al lago e alle sue isole
												alberate, una delle quali, antistante la Villa, esisteva fino ai primi del Novecento. 
												Si presume che la costruzione del Castelletto e delle sue Grotte, avesse lo scopo, per il Barzizza, di crearsi un
												luogo appartato e privilegiato ove raccogliersi in se stesso o in compagnia di amici intellettuali con i quali egli
												amava sovente intrattenersi e sempre, comunque, in compagnia delle Belle Arti, la cui allegoria dominava
												emblematicamente nel Belvedere: un'opera ad affresco, che purtroppo fu perduta, ma di cui sono state ritrovate di
												recente le tracce ed una illustrazione dei primi del Novecento che ci permette di attribuirla senza alcun
												dubbio alla mano del pittore De Min autore anche del Giudizio Universale che affresca il soffitto del Duomo di Mirano. 
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